Webinar e archivi digitali sono veramente il futuro della fruizione culturale? Roma tenta un approccio differente.
La comparsa del Covid-19 ha inevitabilmente evidenziato il ruolo delle tecnologie digitali nella vita di ogni persona. Se un tempo il World Wide Web era considerato come un mondo parallelo, oggi potremmo affermare il superamento di questa scissione a favore di un unico mondo ibrido.
Il necessario distanziamento sociale ha influenzato gli aspetti aggregativi di qualsiasi attività. Il settore culturale – musei e centri culturali – ha dovuto affrontare la questione della fruizione remota mai come prima. Se la digitalizzazione delle collezioni museali e la progettazione di esperienze digitali, come la realtà aumentata o virtuale non sono qualcosa di nuovo, una durevole esperienza a distanza ha trovato il mondo della cultura impreparato.
Quando tutte queste forme di media e fruizione delle Arti sembravano poter trovare la loro ascesa e consacrazione a causa dell’impossibilità di un uso fisico dei musei, ci si è scontrati con l’evidenza dei fatti. Vedere una mostra virtuale non è come vederla dal vivo.
Questa constatazione, senza essere un attacco diretto al digitale, specula su quanto l’aspetto emotivo, il così detto “Hic et nunc” – fortunatamente – ancora appartenga alla fruizione espositiva
Una progettazione consapevole dell’esperienza utente infatti è l’unica salvezza dall’appiattimento totale della proposta culturale nel mondo digitale post pandemico.
Offrire un catalogo digitale degli oggetti presenti in una data collezione museale, visualizzare una performance, un webinar o un video, non è sufficiente a garantire un grado di coinvolgimento almeno pari all’esperienza reale.
Per raggiungere un alto grado di coinvolgimento, è necessario costruire veri storytelling digitali, immaginare ambienti che mettano l’utente in una condizione attiva rispetto all’interazione con l’oggetto culturale, riuscire a far esperire una nuova modalità di fruizione.
Se partiamo dall’assunto che le tecnologie digitali non siano solo strumenti, ma nuovi media allora tutto risulta più semplice da comprendere. Per questo motivo, immaginare una semplice trasposizione della cultura dall’ambiente fisico a quello digitale, senza progettare alcuna forma di coinvolgimento attivo è metodologicamente sbagliato, controproducente e affatto sperimentale.
Spesso i progetti di sola digitalizzazione hanno completamente ignorare lo spazio reale come risposta all’isolamento, ma siamo sicuri di non averlo comunque vissuto? Il concetto stesso di Casa e di Città sono stati indubbiamente stravolti. Nuove concezioni post-pandemiche valide dovrebbero superare i limiti imposti dal digitale e dal concetto di spazio espositivo tradizionale per riuscire a sopravvivere anche dopo l’epidemia, la quarantena e il distanziamento sociale.
Roma eterna ma non immobile, durante la pandemia, ha tentato approcci sperimentali, finanziato progetti culturali di istituzioni e produzioni indipendenti.
Grazie a ROMARAMA – ad esempio – sono state promosse e finanziate da Roma Capitale, diverse iniziative con il contributo di enti pubblici ma anche di privati e associazioni che lavorano da anni sostenendo il territorio.
A Roma c’è fermento culturale, c’è sperimentazione sia istituzionale che indipendente, citando un recente articolo di Rivista Studio infatti “sembra proprio che la scena artistica della città sia finalmente entrata in una fase di evoluzione”.
Partendo da tali presupposti, vi proponiamo i progetti digitali ibridi, nuovi, che mixano metodologie di esposizione diffusa al digitale, utilizzano i media per comunicare, performare ed esperire l’arte e pongono sullo stello livello spazio reale e spazio digitale.
6 progetti leva verso un ritorno alla normalità ed alle esperienze tangibili, 6 progetti visionari che potrebbero lasciare le basi per ripensare a nuove metodologie del futuro.
1) VIAGGI NEI PARAGGI
Tour, eventi, urban game e workshop per vivere l’esperienza del viaggio come scoperta e conoscenza di altre culture e luoghi lontani, all’interno della propria città.
Organizzato da Open City Roma, possiamo definire Viaggi nei Paraggi una serie di attività fra spazio pubblico e digitale come un viaggio inedito attraverso le 17 Porte delle Mura Aureliane perdendosi nel suono di Roma e di El Cairo. La ricerca di stupendi poster firmati da Robocoop sparsi per la capitale rivela tramite QR un contributo diverso tratto dall’Archivio dell’Istituto Luce.
Insieme all’Istituto Svizzero, l’Accademia di Francia e l’Accademia di Danimarca, invece si sviluppa parallelamente una rassegna di talk di artiste viaggiatrice e creative la cui vita e opere sono in qualche modo legate a Roma.
Una visita con tre voci, diverse ma connesse da un unico fil rouge: tre artiste che, attraverso il viaggio a Roma, hanno fatto del loro rapporto con la Città Eterna uno dei punti cardine per lo sviluppo della propria arte. Con l’obiettivo di indagare le culture di questi tre Paesi, e la loro produzione artistica.
2) BREVE VIDEOSTORIA DI ( QUASI ) TUTTO
Lo spazio digitale, nel quale ci muoviamo sempre più stabilmente, permette alla Galleria Nazionale di manipolare l’esperienza e comporre un montaggio personale della mostra.
Possiamo fermarci o riavvolgere il tempo, interpretare, approfondire, spostarci liberamente tra i video, o meglio tra le sale espositive che compongono la mostra.
Breve videostoria di (quasi) tutto dimostra ancora una volta che niente è dato una volta per tutte. Immagini e ospiti si alterneranno nelle speciali sale espositive, ciascuna con un suo titolo. Go wild, Miss Universe, LA Galleria Confidential, Sex & the Gallery, Urban Jungle, Mise en Galerie, #unlabelled, sono alcuni dei titoli, e la lista è in costante aggiornamento
3) BACK TO NATURE
Un rapporto intenso tra opere, pubblico e natura, fra scenografia e poesia, un’esposizione fra spazio urbano e land art.
Un progetto per Roma quasi inedito, che ha utilizzato i luoghi del verde metropolitano per impregnare di arte quegli spazi divenuti punti di svago; come location infatti il parco di Roma per eccellenza: Villa Borghese.
Un’esposizione fisica, materica che sfrutta il digitale, nel suo essere virale e di fortissimo impatto visivo.
Una serie di installazioni che riflette sul futuro e sulla necessità di costruire un nuovo rapporto con la natura, in questo complicato periodo di cambiamenti climatici.
Per l’occasione artisti di rilievo internazionale come Andreco, Mario Merz, Davide Rivalta, Grazia Toderi, Edoardo Tresoldi, Nico Vascellari.
Promosso e prodotto da Roma Capitale, e organizzato da Zètema, Back to Nature rappresenta una novità assoluta all’interno della programmazione culturale della città: si tratta del primo progetto coordinato con installazioni d’arte contemporanea nell’ambito di una strategia di valorizzazione dei parchi storici della Capitale.
Le opere dialogheranno in sintonia con la natura del parco; una semplice passeggiata permetterà ai visitatori di godere della corrispondenza tra il segno contemporaneo, le architetture del parco e le piante che lo abitano.
4) LIFE IN THE TIME OF CORONAVIRUS
Una call per fotografi, un’esposizione diffusa e proiezioni urbane sui muri della città.
La call internazionale Life in the Time of Coronavirus, promossa da Roma Fotografia in collaborazione con Il Fotografo, Festival della Fotografia Etica di Lodi, insieme a TWM Factory e con il sostegno della Regione Lazio ha raccolto in pochi mesi oltre 10.000 immagini.
Dalla Spagna all’Inghilterra, dall’Iran al Brasile, dall’India al Nepal, oltre che dall’Italia – ovviamente – molte persone hanno voluto rispondere all’appello con l’obiettivo di costruire una narrazione collettiva.
Il tutto esposto in modalità multiple; da mostre diffuse fino a video installazioni sui muri di Roma. Un progetto che dal digitale arriva direttamente in città, da Roma a Lodi e da lodi fino a Latina.
5) ART STOP MONTI 2020
L’arte nella metropolitana forse non è una novità, ma se associata ad un sistema di installazioni sonore, una digital series di interviste e un rapporto intenso col territorio lo è indiscutibilmente.
Art Stop Monti è un progetto promosso e sostenuto da Atac e prodotto da nufactory che ha visto coinvolti per le installazioni sonore manifesto delle visioni parallele, e per il progetto di video interviste proprio la redazione di The Walkman.
Un progetto che dal 2017 – a dire il vero – si propone di connotare artisticamente le stazioni metro Cavour di Roma, chiamando a collaborare, grazie ad una call aperta, artisti e illustratori del territorio.
Art Stop Monti riflette sul concetto di luogo di transito come spazio espositivo, lo anima, lo digitalizza, lo sonorizza, un continuo scambio fra tempo e spazio. Un luogo fruito inevitabilmente anche sotto lockdown – in questo caso la stazione – utilizzato come momento di riflessione intima e collettiva.
6) INSIEME
Esprimere con forza il fermento culturale della capitale allestendo una mostra che si appropria delle Mura Aureliane.
Progetto espositivo ideato da Gianni Politi e realizzato con il sostegno di Ghella SpA, in collaborazione con Roma Capitale, porta su via di Porta Labicana – zona sia di passeggio che di traffico veloce – una mostra a prova di pandemia.
Ad essere esposte sono le opere di 19 artisti, per costruire un dialogo tra monumento e contemporaneo. Con il patrocinio del MACRO, Museo per l’immaginazione preventiva e il supporto organizzativo di Zètema.
Le mura diventano quinte di straordinaria bellezza, un racconto che esprime la forza della città di Roma e dei suoi movimenti culturali.
Roma mostra le incredibili capacità che ribollo nel suo sottosuolo e si prepara a una vera esplosione, tornando – dopo anni – a rendersi appetibile per una nuova produzione, non solo per la conservazione e la promozione del suo patrimonio storico-artistico.
Se questo è lo scenario che si presenta al concludersi di questo insolito 2020, il 2021 si prospetta indubbiamente poco conservatore, ricco di nuovi spunti ancora più sperimentali e risolti.
Se la domanda legittima che ci si pone in questo periodo è “quando riapriranno le mostre e i musei?” forse dovremmo anche iniziare a riflettere su come riapriranno le mostre e i musei.