Salvatore Pastore è un giovane fotografo italiano che si ispira a Mimmo Jodice, Luigi Ghirri e Gabriele Basilico.
Salvatore Pastore nasce a Napoli 28 anni fa e si sposta a Firenze per studiare fotografia, una passione che coltiva in famiglia e non esita a trasporre nel suo percorso di studi, nonostante il cambio di città.
Allena il suo sguardo attraverso lo studio dei grandi fotografi, a questo proposito gli piace citare il filosofo francese Bernardo di Chartres quando dice che “siamo nani sulle spalle dei giganti”, e trova il suo stile seguendo le orme di alcuni esponenti illustri della fotografia come Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, ma soprattutti Mimmo Jodice.
Le fotografie di Salvatore Pastore, infatti, non sono mai sensazionalistiche, non si cerca un’estetica d’impatto, piuttosto un’estetica riflessiva, ai poli opposti del cogliere l’attimo di stampo Bressoniano, cavalletto e macchina fotografica (spesso analogica) sono i suoi strumenti per elaborare e riversare sulla pellicola ciò che vede, oltre ad una buona dose di tempo che il fotografo napoletano si concede per lo scatto e, forse, si aspetta che un buon osservatore riservi alle sue fotografie, non essendo queste opere che dicono tutto ciò che hanno da dire a una prima lettura, ma piuttosto si prestano ad uno sguardo attento e senza fretta. Si tratta di un buon esempio di dialogo tra strumento e poetica nella produzione artistica, la fotografia analogica infatti porta con sè un approccio più lento e più pensato rispetto alla fotografia digitale, dove si ha sempre la possibilità di ripetere lo scatto senza sprecare pellicola, e questa imposizione tecnica si legge facilmente nelle inquadrature di Pastore. Le geometrie e le composizioni semplici richiamano esplicitamente i fotografi che cita tra le sue maggiori contaminazioni, la ricerca della simmetria e di una narrazione che non è mai urlata, ma sempre sottovoce e delicata è il fil rouge presente in tutti gli scatti di questo fotografo.