Serena Vestrucci – Un focus sulla giovane artista italiana e del suo modo di sovvertire la percezione dell’opera d’arte, tra inciampi, intervalli, crisi e camminate nel tempo.
“Ho letto che fino all’Ottocento la gente sapeva piangere davanti ai quadri. E poi cosa è successo?”. La giovane artista italiana Serena Vestrucci (Milano, 1986) usa il dubbio come punto di partenza per innescare una ricerca fatta di inciampi e intervalli, che porta a riconsiderare l’intorno da punti di vista alternativi. Un linguaggio vario, il suo, nel quale la crisi si fa elemento fecondo.
Serena Vestrucci – Tela e taglio
Vincitrice del Premio Cairo 2017 con “Trucco”, l’artista nelle sue opere pittoriche gioca con la superficie rovesciando il rapporto tela/pittura. Un cortocircuito percettivo in grado di innescare relazione con immaginari partner e con il pubblico, dove la superficie si imbelletta a imitare il cielo o si buca a guardare oltre.
Serena Vestrucci – Scultura e fusione
Dialoghi tra classico e contemporaneo, spazio esterno e interno, eterno ed effimero. Alcune sculture di Serena Vestrucci disegnano infiniti tracciati immaginari e possibili, da percorrere fisicamente o con la sola memoria. Opere progettate anche per attivare un movimento, una camminata, un’investigazione del luogo nel quale sono installate (“Vedovelle e Draghi Verdi”) come fossero dei punti o degli accenti.
Serena Vestrucci – Azioni e relazioni
Serena Vestrucci nella sua indagine delle relazioni e delle azioni, siano esse mentali o fisiche, e mediante meccanismi temporali e materiali, porta a considerare i soggetti coinvolti come se fossero un corpo unico; un equilibrio instabile di elementi anche invisibili.
Tra gli artisti presenti nella collettiva Young Italians, prodotta da Magazzino Italian Art e Istituto Italiano di Cultura di New York, a Serena piacciono i coriandoli, che per funzionare hanno bisogno di essere buttati all’aria.