Rebor art, pseudonimo di Marco Abrate, torna con un’esposizione a cielo aperto nella città di Torino.
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Attraverso il simulacro di un muro a mattoni, Rebor coglie l’espediente per dialogare con esso, affiggendovi il manifesto “Società del sospetto”. L’ultima opera sfrutta infatti una copertura già esistente a stampa muro mattoni su pvc in Corso Bolzano a Torino. Con il titolo “Società del sospetto” descrive questa contemporaneità sua e nostra caratterizzata dalla paura, dalla tensione e dalla mancanza di autenticità. L’incomunicabilità, la non conoscenza dell’altro, l’ignoranza , la non empatia, creano diffidenza, sospetto, paura, odio che non può che degenerare.
L’arte ancora una volta esce dai musei e scende in strada, dialoga coi passanti e fa alzare il naso ai più curiosi. Il concetto di manifesto, una delle prime forme di comunicazione pubblicitaria, rivendica la sua importanza e la sua imponenza ponendosi tra l’arte intesa in maniera tradizionale e la comunicazione più diretta.
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Rebor è un giovane studente di Grafica all’Accademia Albertina, che con tenacia e coerenza è riuscito in breve tempo a far conoscere ed apprezzare il suo lavoro. La ricerca di Rebor si pone al centro della scena urbana, ma con modalità ampie e non limitate ad una sola dimensione operativa. L’autore si introduce negli anfratti dello spazio pubblico, va alla ricerca di pareti che presentino scrostature figlie dell’umidità o della semplice incuria, dove si insinua con la delicatezza del suo tratto creando icone filtrate dalla memoria, talvolta destinate a rimanere sulla superficie murale, in altri casi facendo tagliare la stessa da abili artigiani per proporla singolarmente nello spazio espositivo, od ancora amplificandone la diffusione con la tecnica della poster art. Ma Rebor va anche oltre, proponendo performance neo situazioniste nello spazio metropolitano, adoperando materiali di recupero integrati ad altri già presenti, o creando sculture dove la dimensione del presente si congiunge a quella del mito e del ricordo.