La nostra esistenza si dispiega su altipiani di materia solida.
Siamo allo scoperto, camminiamo esposti, non c’è modo di sparire, di poter sprofondare. I nostri passi sono a contatto con superfici in condivisione, nessun posto potrebbe proteggerci, tenerci al sicuro.
La bellezza della condivisione di luoghi meravigliosi non è meno affascinante di quella di un isolamento che ci permetta di ritrovarci.
La consapevolezza del volume che occupa il nostro corpo, della nostra persona, in uno spazio aperto, non è mai così forte.
Potremmo ritrovarla solo facendo nostra una superficie, immergendoci in essa.
Certo, è bizzarro immaginare di passeggiare per una strada dove i passanti spariscono sprofondando.
Ma il concetto non è poi così inattuabile.
C’è una donna, in città, che non esce mai di casa prima di aver sentito il volume del suo corpo.
Come ci riesce?- vi chiederete.
Si immerge.
Riempie la sua enorme vasca di acqua tiepida, lascia che i vestiti le scivolino via.
Si immerge.
Il filo dell’acqua la accompagna sul fondo.
Un’apnea dolce, uno spazio liscio.
Si concentra sul suo corpo.
Focalizza la sua energia sul torace, segue il suo battito cardiaco, poi prosegue lungo le braccia, muove le dita delle mani e sale su per il collo, i lineamenti del viso.
Scende per il ventre, sente le gambe, le caviglie, i piedi.
Si accorge che il suo corpo è pieno, dall’addome alla schiena, dalla parte destra a quella sinistra.
Lei è un corpo pieno, immerso in una superficie d’acqua.
Esce dalla vasca come fosse appena venuta al mondo, la sua giornata può iniziare.
Non c’è nulla di più scontato che sentire il proprio corpo. Ma spesso ne dimentichiamo la sostanza.
Come pedine impazzite sulla superficie caotica del mondo, perdiamo i sensi, come automi.
Ma ritrovarsi vivi, sotto la superficie, può fortificare le radici nella nostra linfa e lasciarci fiorire come boccioli schiusi alla luce.
Noi, di nuovo in superficie.
[divider]ENGLISH VERSION[/divider]
Our existence spreads out over highlands made of solid matter.
We are out in the open, walking exposed. There is no way to disappear, to sink.
Our steps are in contact with shared surfaces. No place can protect us, keep us safe. The beauty of sharing wonderful places is not less fascinating than that of an isolation that would allow us to find ourselves.
The awareness of the volume that our body occupies, of our person, in an open space, it is never so strong.
We could only find it in fitting our surface, immersing ourselves in it.
Yes, it’s weird to imagine walking down a street where passers disappear sinking. But the concept is not so impossible.
There is a woman; she never leaves home before she heard the volume of her body. You might ask – How does she do? -.
She plunges. She fills her huge tub of warm water and lets her clothes sliding off.
She plunges. The surface of the water accompanies her till the bottom.
A sweet apnea, a smooth space.
She focuses on her body.
She focuses her energy on the chest, following her heartbeat and then she continues along her arms, moving her fingers and going up to the neck, and the facial features. She comes down to the stomach. She feels her legs, ankles and feet. She realizes that her body is full, from the abdomen to the back, from the right side to the left. She is a full body immersed in a water surface.
She gets out of the bath like she has just come into the world.
Her day can begin.
There is nothing more obvious that feeling your body. But we often forget the substance. Like crazy pawns on the chaotic surface of the world, we lose the senses, like automatons.
Realize we are alive, beneath the surface, can fortify the roots in our lymph and let us flourish as buds hatched the light.
We are back to the surface.
Traduzione a cura di Daniela de Angelis