Materiali tecnici, tulle e femminilità: entriamo nel mondo ghiacciato di Alice Saltarelli, giovane stilista italiana.

 

Dopo aver studiato al Polimoda, dove ha presentato la sua collezione ÌS, Alice Saltarelli ora lavora per una grande azienda, con tante speranze e curiosità verso quello che l’aspetta. The Walkman Magazine si è immerso nei ghiacchi dell’Islanda per farvela conoscere meglio.

© Anna Breda
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Alice a lavoro
Alice a lavoro

 

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Ciao Alice, ti sei da poco laureata al Polimoda International Institute, ma com’è iniziata la tua avventura nel mondo della moda?

Il Polimoda è stata la mia prima esperienza in assoluto, ma in realtà ho fatto studi molto diversi, ad esempio al liceo ho studiato lingue.
Il mondo della moda mi ha sempre affascinata, mi ci sono avvicinata concretamente attraverso la danza: la mia prima creazione, pensata e realizzata, e stata un abito da ballo per un saggio di danza. Un’amica sarta mi ha insegnato ad usare la macchina da cucire e a fare cartamodelli. Da quel momento non ho più smesso!

Parliamo della tua capsule collection ÌS: qual è il significato del nome, da dove hai tratto l’ispirazione?

La collezione è ispirata al libro Viaggio al centro della terra di Jules Verne. È un viaggio fantastico attraverso i colori e le meraviglie dell’Islanda, terra di grandi contrasti, come la mia collezione.
ÌS significa ghiaccio in islandese, ma non solo letteralmente, anche in modo assoluto: è l’essenza stessa di quel territorio ed è tutto ciò che la rappresenta.
Per i volumi e le forme mi sono ispirata ai costumi e ai copricapi tipici dei paesi scandinavi, a capi-spalla vintage degli anni novanta e a una sotto armatura del 400 a.C.

Quali sono i materiali che hai utilizzato e, in generale, quali sono i materiali con cui preferisci lavorare?

I materiali che ho utilizzato per ÌS sono materiali tecnici pensati per un viaggio vero e proprio come il nylon, il PVC e le imbottiture in piuma d’oca, associati però a materiali iper femminili come il tulle. I forti contrasti nei materiali racchiudono l’idea della collezione: un allure-sportswear couture.
In generale mi piace trasformare le materie prime che utilizzo in qualcosa di nuovo: gli abiti drappeggiati sono in nylon leggerissimo, tinto a mano e ricamato a punto smoke; i capi imbottiti in piuma artigianalmente, sono invece rivestiti in striscioline di tulle stampato.

Per chi sono pensati i tuoi lavori?

In realtà la collezione di diploma è puramente concettuale, però potrebbe essere facilmente traducibile commercialmente.

C’è qualche stilista che ti ha particolarmente influenzata?

Non direttamente per questa collezione, però Raf Simons per Dior e Sacai sono i miei preferiti.

In che direzione andrà la tua produzione? Progetti futuri?

Sinceramente non ci ho ancora pensato. Attualmente lavoro per una grande azienda e sto facendo la mia gavetta, domani chissà!

Com’è per una ragazza così giovane affacciarsi al mondo della moda?

Non avevo assolutamente idea a cosa stessi andando in contro! In realtà quello che ho scoperto mi piace ancora di più: si lavora duramente e non è tutto luccicante come sembra da fuori, ma la soddisfazione nel vedere il proprio lavoro che sfila per quei pochi attimi davanti ad un pubblico è unica.

Hai un consiglio che puoi dare ad un ragazzo come te che vuole intraprendere la tua stessa strada?

La determinazione è fondamentale, non bisogna scoraggiarsi alle prime difficoltà. Bisogna essere capaci di assorbire più conoscenze possibili da quello che ci circonda e non essere mai stanchi di essere curiosi.

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