Voglia di cinema – Ad un anno dalla pandemia, cinema, teatri e musei condividono la stessa triste sorte: le aperture continuamente rimandate e l’indifferenza dello stato nei confronti dei luoghi della cultura.
Ricordo bene com’era il cinema prima del Covid-19, un luogo polveroso e desolato, fatta eccezione per i blockbuster proiettati nelle grandi sale dei centri commerciali. È pur vero che da un lato un’offerta non sempre soddisfacente e biglietti con cifre esorbitanti non hanno incentivato le persone a recarsi nelle sale, ma dall’altro quest’abitudine si è persa per via di una migrazione naturale e spontanea verso le piattaforme digitali, che riescono ad offrire una vasta proposta di contenuti a prezzi notevolmente più bassi, oltre a fornire al consumatore tutto il comfort di casa propria. Fra Netflix, Prime Video, Disney+ ed altri la scelta è varia e la comodità del servizio è innegabile, specialmente considerando i ritmi di vita attuali, sempre più frenetici e senza sosta.
L’arrivo del virus però, ci ha colti alla sprovvista e ha innegabilmente modificato molte delle nostre abitudini, a cominciare dal lavoro in smart-working e dalle regole che hanno limitato i nostri spostamenti riportandoci in una dimensione statica e costringendoci a vivere appieno la nostra casa, quel luogo nel quale molti di noi si recavano solo a fine giornata.
Tutto d’un tratto siamo stati catapultati da un contesto di socialità e condivisione ad uno di isolamento e individualità, per questo quei servizi che prima ci sembravano convenienti ed utili, ora non ci bastano più. La casa ha assunto in poco tempo differenti valenze, come quella di luogo di lavoro o di palestra arrangiata ma sempre meno quella che la vede come ambiente deputato al rilascio dello stress accumulato.
Questo ci ha resi insofferenti e ha generato in noi il sogno di un’evasione, di un nomadismo che non è solo mentale ma anche fisico, dell’illusione di trovarsi altrove. Ecco che allora rinasce la voglia di cinema e le sale ritornano ad essere importanti e sembra si sia diffusa nuovamente la voglia di guardare le nostre storie preferite sul grande schermo, di riscoprire l’evento.
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Le persone invocano a gran voce la loro voglia cinema, quel rito di partecipazione che coinvolge altri individui nella volontà di godersi insieme uno spettacolo e di farlo nel modo migliore: in una stanza buia, con un maxi-schermo, con il volume dell’audio che risuona e perché no, con una bibita e una porzione di pop-corn a tenerci compagnia.
Che tutto ciò sia un bisogno momentaneo dettato dal momento storico che stiamo vivendo o la base per un cambiamento sostanziale nella fruizione audiovisiva non so dirlo, ciò che invece trovo flagrante è che per quanto alienati in un mondo digitale composto da social network e schermi intermediari, l’assuefazione da questi sistemi riporti a galla il lato umano, la necessità per ciò che è tangibile e crea contatto: il cinema, per la sua natura, si delinea come ponte fra le due realtà.
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