Ti ho sentito cantare, ammazza sei brava, perché non vai ad X factor? Guarda, c’è un amico di un amico di un mio amico che conosce… No. E allora perché non ti trovi un gruppo? Parliamone.
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Ho iniziato a cantare all’eta di 4 anni, mia madre piena di speranza mi ha portato allo Zecchino d’oro, aneddoto cult tra la mia famiglia, raccontato ad ogni cena di Natale ma, a quanto dicono, mi limitavo a fare il pendolo. Dalla mia bocca non usciva alcun suono se non per chiedere a mamma quando saremo tornati a casa.
A 10 anni ero a scuola di canto, la mia famiglia ci ha sempre creduto molto, forse speravano in qualche storia da film americano in cui la ragazza sconosciuta diventa superstar, stile Lizzie Mcguire ma no, questa non è la mia storia. Facevo parte del coro, i cantanti erano solo due, i figli del proprietario della scuola. A 15 anni ero ancora nel coro, ormai ero 1.70, la mia testa svettava tra le fila dei bimbi vestiti tutti rigorosamente uguali.
Le soddisfazioni non arrivarono neanche a 22 anni, la scuola di canto era un’altra, il proprietario stavolta non aveva figli. Suonavo la chitarra, finalmente ero una solista e, finalmente, facevo parte di un gruppo. Il gruppo si è sciolto poco dopo per le cosiddette divergenze artistiche. Diciamo che nel rock non ero molto a mio agio.
Da qui ho imparato che non è poi così semplice riuscire a trovare una band.
Ho conosciuto un ragazzo che mi disse che voleva collaborare con me per un duo basso e voce. Bene, ho ingenuamente pensato. Il ragazzo, dopo innumerevoli prove a casa sua, con annesso caffè preparato da sua madre spettatrice, dopo aver scelto il nome del duo e dopo varie registrazioni, si tirò indietro perché la mia voce sovrastava troppo il suo basso.
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Bene. Ne avevo abbastanza? No.
Nuova scuola di canto, l’insegnate si dice sia bravissima, cura un coro gospel tutto suo da moltissimi anni, un genio, un approccio tutto nuovo. Il genio non suonava neanche il pianoforte, le scale voleva farle con la chitarra. Sai però ho un amico che ha un gruppo e cerca una cantante. L’amico aveva 50 anni e così anche tutta la band. Non sto qui a dire quanto sia stato difficile concordare il genere musicale, avete mai provato ad ascoltare le canzoni preferite di vostro padre? Il concetto è quello. Ma io il sogno della band ancora non l’avevo abbandonato e, illudendomi che collaborando con adulti avrei potuto arrivare ad un risultato ben più degno, decisi di accettare.
Mesi di prove in sale lontanissime , sale che ovviamente erano a pagamento,con uomini che ovviamente non ti offrono neanche una bottiglietta d’acqua. La cavalleria è morta, anche tra i cinquantenni. Si provava solo la sera, perché i cinquantenni non erano cavalieri ma comunque avevano un lavoro. Compra la cena, paga la benzina, paga la sala, il canto non mi stava facendo guadagnare come sognavano i mie, anzi.
Ma i sogni sono sogni.
I risultati però arrivavano, i complimenti anche, finalmente avevo trovato la mia dimensione, costosa ma esisteva. La scaletta era pronta, il locale anche, il genere era pessimo, ma d’altronde si sa, la vita è fatta di compromessi. Il batterista aveva anche un amico, pezzo grosso della musica negli anni 80, chapeau, chi ero io per dire che eravamo nel 2016 e forse la musica era cambiata. Il grande esperto presenzia l’ultima prova, un tipo molto silenzioso, con lo sguardo di chi sa quello che fa, o forse no e nel dubbio stava zitto. Si complimenta con noi via Whatsapp (tipico dei grandi maestri ) per l’ottima scelta del genere, data anche la sua età, per l’ ottima scelta dei brani, complimenti anche per me ed era tutto pronto. Avevamo anche l’approvazione del pezzo grosso.
Sembrava che alla fine a 24 anni il mio sogno stesse per avverarsi.
Però, pochi giorni dopo, sul gruppo Whatsapp della band: LUIGI ha abbandonato il gruppo. Penso che magari uno dei cinquantenni non era poi così bravo ad usare i social, d’altronde mia madre ancora si firma nei messaggi non capendo che ho il suo numero in rubrica da quando ho comprato il primo Nokia. PAOLO ha abbandonato il gruppo. Uno poteva essere un caso ma due cominciavano a preoccuparmi.Gli adulti avevano litigato e si sa che quando una persona è davvero arrabbiata abbandona i social, non importa quanti anni abbia. Alla fine ero rimasta sola nel gruppo.
Ero una solista.
Grande successo sicuramente ma poco funzionale a livello musicale. Ho cercato, con la calma che mi contraddistingue, di capire cosa stesse succedendo, non potevo credere che anche stavolta sarebbe finita così. I grandi, ma molto piccoli, artisti con due parole mi liquidarono, il batterista aveva litigato con il chitarrista per motivi a me tutt’ora sconosciuti, dissero che non si poteva andare avanti così. Il gruppo si era sciolto. “Ci dispiace Eleonora, è andata così ma tu continua perché sei brava .”
Ho 26 anni, ho comprato un microfono, con il karaoke vado forte.