W3YR – Eduard Yonut Gatin è un giovanissimo dj e producer di origini romene da poco trapiantato in Italia. La musica di W3YR è un’elettronica dal basso definito, pulito e penetrante, una produzione pronta a conquistare il Bel Paese e non solo, con l’uscita imminente del nuovo EP “Assault the system” il 25 maggio per Ogopogo Records.
W3YR ha collezionato esperienze italiane importanti, suonando al fianco di artisti come Ummet Ozcan, Jay Hardway, Vinai, Borgeus, Cirillo, Redshape e Spencer Parker. Un percorso che lo ha condotto alla produzione e alla sua personale ricerca: il 25 Maggio verrà pubblicato così l’EP “Assault The System” un lavoro per Ogopogo Records, disponibile dal 25 maggio su tutti i digital store e Spotify.
“Assault The System” è il risultato di un progetto intrapreso diversi mesi fa, cui W3YR tiene molto e attraverso il quale vuole trasmettere le emozioni di questo suo percorso. Un iter scandito da cinque tracce per cinque personalità differenti, dalla Techno alla Tech-House fino ad influenze Minimal.
W3YR: cosa rappresenta per te il nome che hai scelto e qual è il pimo brano che assoceresti alla tua identità artistica?
W3YR rappresenta un passaggio molto importante nella mia vita da artista.
Il mio nome d’arte caratterizza me stesso e non è stato molto semplice sceglierlo, ma è stato influenzato dal singolo “Subconscio” uscito l’anno scorso per Ogopogo Records.
Sei nato in Romania e vivi da poco in Italia. Ricordi il momento in cui hai scelto di cambiare Paese? Il trasferimento ha avuto delle influenze a livello artistico nel tuo lavoro?
Il mio arrivo in Italia è stato causato da altri motivi al di la della musica, però appena sono arrivato è nata questa mia grande passione. Grazie al mio arrivo in questo paese, ho intrapreso il progetto musicale che sto portando avanti.
Raccontaci delle tue prime esperienze musicali in Italia e soprattutto delle prime influenze che hai avuto.
Le mie prime esperienze con la musica sono iniziate in prima media, quando il professore di musica mi insegnava a suonare la batteria, chitarra e tanti altri strumenti.
In quel periodo è nata la passione per la figura e la professione del deejay, e sin da subito ho iniziato a suonare in un locale della mia zona facendo pratica con i CD-j Pioneer 100.
In seguito ho avuto l’occasione di far parte di uno staff/organizzazione che mi ha dato la possibilità di suonare in altri locali della riviera romagnola e delle Marche, presentandomi al pubblico.
Quando hai deciso di diventare producer e quali sono stati i compromessi e le difficoltà derivati dalla scelta di questo percorso? Cosa significa per te fare musica?
Non è stata una vera e propria decisione diventare un producer, ma un’occasione che ho avuto dopo aver incontrato un mio amico in prima superiore a scuola. Non avevo idea di cosa fosse un programma di produzione e lui mi ha insegnato un sacco di cose. Lui è diplomato in fisica del suono all’Accademia Nazionale del Cinema di Bologna e per me è stato un professore di produzione musicale oltre ad un amico. Per me fare musica e dedicare un po’ del mio tempo a quello che mi fa stare bene e in pace con me stesso.
Possiamo individuare un messaggio principale, un’emozione ben definita, nelle tue produzioni? E che colore assoceresti principalmente ai tuoi brani?
Un’emozione ben definita nei miei brani penso che sia quel brivido sulla pelle, nel momento in cui termino un brano, e sono fiero del lavoro che ho fatto e del risultato ottenuto.
Alle mie tracce darei il color grigio.
Cosa consiglieresti a chi decide di intraprendere il tuo stesso percorso musicale? E a chi vuole farlo cambiando Paese?
Il mio consiglio è di mantenere la propria passione e tanto impegno, perchè a parer mio in seguito ai sacrifici e alle esperienze , arrivano le grandi soddisfazioni.